Cos’è davvero il blocco dello scrittore?
La mia opinione in merito è abbastanza drastica: il blocco dello scrittore non esiste.
Quello che esiste – ed è fin troppo reale – è la sensazione di malessere che rende difficile anche solo sedersi al computer. È quel momento in cui pensi “oh-ho, si sta avvicinando l’ora di scrivere” e ti sale la nausea, o il groppo allo stomaco. Inizi a somatizzare, insomma.
Ti ricorda qualcosa?
Di recente ho trovato alcune conferme di questo problema nel libro The War of Art di Steven Pressfield.
Non amo molto questi saggi “motivazionali” americani, perché sono tutti infusi da un insopportabile tono di condiscendenza e, per peggiorare le cose, usano la presenza di Dio per sottolineare ogni tesi.
A parte questo, ho trovato esempi molto interessanti che riguardano la vita di uno scrittore, e ne ho estrapolato una serie di punti cruciali.
Come si manifesta il Blocco?
È una sensazione sgradevole, paralizzante. Quando si avvicina “l’ora di scrivere” il mio stomaco inizia ad avere piccoli crampi d’angoscia. Mi sento infelice e irrequieta. Cerco di procrastinare in ogni modo, anche facendo cose sgradevoli tipo riordinare casa, fare la lavatrice, lavare i piatti.
Un malessere generalizzato pervade ogni mia azione.
Inizio a odiarmi. A sentirmi fallita.
Siamo tutti nella stessa barca.
Tutti abbiamo provato questa sensazione almeno una volta nella vita.
Sembra verificarsi specialmente quando cerchi di fare qualcosa di buono per te stesso, qualcosa che richieda lo sforzo fisico e mentale di sviluppare un’abitudine positiva. A me succedeva quando dovevo allenarmi, fare sport, o iniziare una nuova dieta. Per anni ho usato la scusa “non ho tempo” perché l’idea di fare 30 minuti di palestra al giorno mi terrorizzava!
Potrai sicuramente trovare esempi simili anche nella tua vita. Magari fare una telefonata importante che posticipi da troppo tempo, o riordinare quella libreria, o fare qualunque cosa sia importante per la tua crescita personale, ma faticoso da intraprendere.
Ci siamo passati tutti, e per uno scrittore è altrettanto potente. Nel mio caso, sedermi a scrivere è dove questa resistenza si mostra nella sua forma peggiore.
Questo blocco non passa con l’esperienza. Per alcuni non passa mai, e ogni giorno va affrontato come un nemico tutto nuovo.
Lo farò domani.
Cos’è quella forza che ci blocca quando stiamo per metterci a scrivere?
Cos’è che all’improvviso rende tutto il resto più importante? Pulire, cucinare, andare in palestra… all’improvviso i compiti che odiavamo di più diventano prioritari rispetto alla scrittura (che è il nostro sogno, la nostra passione!).
Ci mettiamo a procrastinare.
Alcuni si guardano attorno e cercano qualcosa da fare, qualunque cosa, pur di ritardare il momento. Altri accumulano una serie di scuse e ragioni pur di non iniziare a scrivere. Il lavoro, i figli, i partner, il cane da portare a spasso, gli amici.
Tic toc.
Per alcune persone, questa paralisi lavora in modo contraddittorio. Nel mio caso, mi porta a stabilire deadline irrealistiche o pressoché impossibili.
La forza del blocco è questa: quando una scadenza impossibile da rispettare si avvicina, l’ansia colpisce con più forza. È come se io, mettendomi fretta, mi stessi creando un ostacolo in più. Perché con l’ansia non si lavora bene. Non è facile reggere questo livello di intensità.
In poche parole, ci si costruisce una trappola destinata a portarci in una spirale di fallimento.
La prima cosa su cui deve lavorare uno scrittore è la pazienza.
La verità è che ho paura.
Ma il problema è tutto dentro di noi.
Quella parte di te, quel “blocco”, farà di tutto per tenerti lontano dal tuo libro, e tu cercherai di ingannarti in ogni modo. Ingannarti creandoti ansia, creandoti impegni, creandoti giustificazioni.
È difficile capire il perché accade, è difficile individuare la vera fonte del blocco.
Credo che sia la paura.
Paura di fallire. Di fallire anche il più piccolo step, come raggiungere le tue 2000 parole giornaliere, come riuscire a risolvere quel plot-hole, o rendere una frase comprensibile e d’impatto. È la paura di sedersi davanti al foglio bianco e rialzarsi senza averlo imbrattato.
La paura aumenta più la fine del libro si avvicina. Quando inizi a vedere che l’opera ha preso forma, quando inizi a pensare alle settimane che hai trascorso per arrivare fin lì… la sensazione di blocco è ancora più paralizzante.
Se ci fai caso, è lo stesso crampo allo stomaco che ti impedisce di salire su un roller coaster particolarmente vertiginoso o di tuffarti da un’altezza esagerata.
PAURA.
Come risolverlo? Più sei spaventato, più dovresti convincerti che è proprio quello che devi continuare a fare.
Non lasciarti ingannare dalla tua mente!
Perché ci credo.
Quanto è forte il tuo amore per la scrittura? Se è così importante da riempire ogni tua giornata, è normale che la paura a esso associata sia così forte. È normale che il blocco sembri ogni giorno insormontabile, se scrivere è la tua vita intera.
La soddisfazione che proverai nel terminare il progetto sarà direttamente proporzionale alla fatica che ti ha richiesto.
Come sconfiggere la paura.
La paura non si sconfigge. Ci sarà sempre.
Bisogna agire e non pensare. Bisogna tuffarsi nel fiume appena scavalcato il ponte, e non rimanere fermo a considerare quanto sia alto il tuffo o quanto possa far paura.
Se agisci senza dare credito alla paura che ti soffoca, riuscirai a scrivere.
Trova dei trucchetti per sconfiggere il blocco.
Io ho trovato la strategia migliore dopo una serie di trials and errors:
- Scalettare scena per scena
- Scrivere la prima bozza in un’unica soluzione, senza fermarsi, una corsa contro il tempo.
- Non revisionare mentre stai scrivendo la prima bozza
- Inserisci dei placeholder quando ti manca vocabolario o una scena specifica.
- Ricorda: editare è molto più psicologicamente tollerabile, che scrivere da zero su un foglio bianco.
Quando non ho il tempo o la possibilità di seguire alcune di queste regole, oppure qualcosa va storto, si prospettano mesi di agonia. Sul serio.
Potete leggere la mia strategia in questo articolo, come ho scritto un libro, Xeroton, in 8 giorni.
La Procrastinazione.
Se ti senti uno schifo perché procrastini troppo, ricorda questo:
- Procrastinare non significa essere disorganizzati. Significa non saper gestire le proprie emozioni.
- Il desiderio di procrastinazione è spesso scatenato da bassa autostima, insicurezza, mancanza di fiducia in sé stessi e di conseguenza ansia.
- Essere procrastinatori non significa essere pigri.
- Procrastiniamo perché non siamo in grado di gestire i sentimenti negativi relativi a un determinato task.
- Procrastinare è una forma di autolesionismo.
Quindi, esiste o non esiste il blocco dello scrittore?
Ora lo sappiamo. Esiste una resistenza, una sofferenza. Esiste una giustificazione a tutto questo.
Ma lasciarci dominare da questa paura? Beh, dipende solo da noi.
Ricordati: tu sei in controllo.
Vuoi che diventi un vero e proprio blocco, o vuoi sfondare la resistenza e uscirne vincitore?